A Nocera due Chiese : della STAZIONE
e di CASEBASSE
Non è che con l'avvento dell'arte
moderna la genialità creativa degli architetti abbia conquistato
la libertà assoluta dell'
espressione,senza più confini, vincoli, dogmi e funzioni dettate dal
committente.
Non ha trovato la rivoluzione
favorevole che hanno avuto altri segmenti dell'arte,come ad esempio
la pittura e la scultura che, all'inizio del XX secolo,hanno
seppellito i canoni , sino ad allora opprimenti, dell'estetica,della
morale,della forma,addirittura dell'oggetto,delle funzioni politiche
e religiose,per donare a chi si ritiene od è ritenuto artista,il
diritto all'anarchia dell'espressione,al diritto di inventare e
percorrere le vie ed i movimenti più impensabili più idonei a
creare sconcerto e rumore.
L'architetto ha goduto dall'idee
illuministe un vantaggio libertario in misura inferiore e più lento
rispetto agli altri artisti.Certamente
meno limiti , paletti e censure rispetto a quelli che la Commissione
vigile dell'Arte della Chiesa,a suo tempo,imponeva a Michelangelo ed
a Brunelleschi.
Ma canoni vincolanti per chi opera nel
campo architettonico sono restati e vigono tutt'ora in dipendenza
della natura stessa dell'oggetto creato dall'attività.La
realizzazione di un fabbricato non è fine a se stessa,come può
accadere per un quadro od una scultura ,ma crea obbligatoriamente un
rapporto umano con le persone che usufruiranno del fabbricato
stesso.Il dualismo artista-opera che individua la pittura e la
scultura,nell'architettura si accresce di un terzo elemento
importantissimo e col quale l'architetto si deve confrontare:La
persona che vivrà l'opera.
Tanto è vero che anche l'architettura
nel ventesimo secolo,anche se lentamente,ha creato uno stile nuovo e
durevole respingendo si la teoria “ dell'arte bella”,dei
motivi ornamentali e delle decorazioni, abolendo il sistema degli
“ordini fittizi” di Brunelleschi,di modanature,svolazzi e
pilastri posticci ed il rigido rispetto della simmetria ,dando peso
piuttosto ai concetti della “potenzialità”,ossia
dello scopo cui deve servire l'edificio,e della “organicità”
che ha posto al centro
dell'interesse quello del rispetto delle esigenze dell'uomo
usufruente collegato all'ambiente naturale ed alla comunità che gli
è vicina.
FranK Lloyd Wrigt e
Walter Gropius con la scuola Bauhaus di Dessan hanno teorizzato che
in una casa sono importanti le stanze e la bella organizzazione degli
spazi ed il rispetto delle caratteristiche ambientali.
Esiste
ancora per l'architetto il canone della funzionalità alla
quale destina l'opera chi la commissiona.Se l'oggetto è una casa
,il fabbricato deve soddisfare le funzioni volute da chi lo abita.
Ma soprattutto
l'architettura,che è una disciplina complessa,per le molteplici
valenze del rapporto con la storia,con l'ambiente dove l'opera sorge
ed i cittadini che l'abitano,deve cooperare con la società civile
destinata alla costruzione ed adeguarsi alla natura ed al territorio
esistente.
Ed il rispetto di
detti canoni,che sono binari essenziali che ogni progetto
architettonico dovrebbe percorrere,non nega la libertà-creativa
dell'artista architetto che si differenzia ed esibisce la sua bravura
con la fantasia nella sperimentazione di proporzioni diverse,nella
scelta dei materiali per realizzare segrete armonie,nell'inserimento
di spazi, di linee e colori che sposano e si inseriscono
nell'ambiente esistente.
L'ARCHITETTURA
RELIGIOSA.
Oltre ai binari
sopradetti e che valgono per l'arte architettonica in generale,quella
religiosa,e
più precisamente quella inerente la costruzione di una Chiesa ,è
vincolata anche dalla sua speciale funzione intesa a soddisfare le
esigenze del culto.
Non solo,come nota
l'architetto Botta,lo spazio sacro deve “parlare all'uomo del
mistero divino e deve essere facilmente leggibile e permettere al
fedele attraverso un solo sguardo di orientarsi facilmente e sentirsi
a proprio agio in modo da partecipare come protagonista alle
celebrazioni liturgiche”.Ma lo “spazio sacro” deve anche creare
l'occasione perchè il fedele possa essere “preso”,con altri
uomini,plebs sancta,dall'azione liturgica e li sapersi,in forma
eminente,membro della civitas Dei viventis,scoprirsi già caelestis.
La Chiesa è casa
dei fedeli da abitare liturgicamente ed in cui far abitare il Sacro.
Non può essere un
oggetto architettonico destinato a cultori e godibile dai turisti.
Purtroppo,negli
ultimi cinquant'anni,la massima espressione dell'architettura è
nella costruzione di una banca e non nella costruzione di una
Chiesa.
L'ultimo vero
grande architetto cattolico è stato lo spagnolo Gaudì.
Forse il governo
della Chiesa negli ultimi decenni è stato impegnato nella gestione
di problemi più vasti ed importanti e non ha potuto porre la dovuta
attenzione all'edilizia religiosa e partecipare attivamente alla
formulazione di regole e di indirizzi compatibili con l'arte moderna
dei giorni nostri ,lasciando libero il passo ad artisti che hanno
utilizzato le commissioni pagate dalla Chiesa per sperimentare
liberamente le proprie teorie molto spesso legate a speranze
politiche utopiche.Sono così nate le mode del minimalismo,che
utilizza mura lisce,cemento nudo,grezzo, tutto inteso come
“semplicità” realizzata con geometria astratta,vuota,morta
ma identificata con lo sviluppo economico e sociale e quella della
architettura decostruttivista che disconnette l'aspetto
ordinario delle superfici.Ma costruire una Chiesa nello stile
minimalista o decostruttivista è una contraddizione.Come ci si può
rapportare con Dio in un edificio che disconnette già negli elementi
della sua architettura ?
Eppure,negli ultimi
decenni,in tutto il mondo e non solo in Italia, l'architettura
religiosa ha adorato il culto delle icone-simbolo.Oggetti e
geometrie semplici,come cubi e cilindri,scatoloni sciatti e senza
senso ,progettati da grandi nomi privi di coltura religiosa ,digiuni
dei principi fondamentali del catechismo.
E lo slancio
costruttivo, ha disseminato nelle periferie,e non solo, una serie di
mostri che per assurdità architettonica molto poco hanno da
consegnare alla posterità ed alla storia della architettura.
L'intelligencija
cattolica'',ecclesiastica e laica,non ha reagito .
Anche Nocera sta
pagando il suo obolo al modernismo architettonico e non poteva
accadere diversamente in un periodo disgraziato della sua storia
dovuto alla ricostruzione dei danni del terremoto del 1997. Anche se
è doveroso riconoscere che in generale, pur nella vasta estensione
del suo territorio, la quasi totalità dei molteplici luoghi di
culto sono stati felicemente risanati o sono in fase di risanamento,
nel pieno rispetto architettonico ,religioso ,storico ed ambientale
preesistente.
E non solo nel
capoluogo ma anche nelle molteplici frazioni.
Nel capoluogo non
solo la Chiesa principale,la Cattedrale, riaperta al culto i giorni
scorsi,ha restituito alla gioia dei fedeli un luogo sacro che ha
conservato tutti i segni della storia religiosa della comunità (
Unica sbavatura la cappella del Sacramento,con un Tabernacolo pesante
ed un sovrastante “Spirito Santo” di proporzioni eccedenti in
una nicchia non appropriata),ma anche la Chiesa Dei
Carmelitani,quella del Monastero di San Giovanni Battista ( Quella a
piazza Caprera e non quella abusiva sul Colle dei Frati) quella di
San Filippo,i cui lavori sono ancora in corso.Una menzione
particolare merita anche quella di Casebasse.
Lo Spirito Santo
non è invece sceso a consigliare o non è stato ascoltato nella
costruzione della Chiesa ex novo della Stazione, ancora in corso di
ultimazione.
Iniziare l'opera da
capo,da una pagina bianca non segnata,ha certamente invogliato i
progettisti a dare sfoggio della propria originalità ricercando
soluzioni che attraessero l'attenzione
degli osservatori
ma dimenticando l'ambiente naturale esistente ,le persone che vi
vivono e che costituiscono la comunità dei fedeli,e,soprattutto,la
funzionalità religiosa destinata alle opere che realizzavano.
Ed i responsabili
della Diocesi e non solo loro,ma anche i burocratici pubblici, hanno
lasciato stare.
Si sono sentiti
moderni ,dimentichi che una Chiesa non è un quadro od una
scultura,che quando è passata la moda,può essere nascosta in
soffitta. Il Fabbricato Sacro è una testimonianza che resta nei
secoli avvenire,alla vista dei fedeli e dei viandanti .
I futuri abitanti
della Stazione o chi passerà sulla strada ,negli anni
avvenire,quando si troveranno davanti la Chiesa e chiederanno
notizie degli autori,non avranno nemmeno la soddisfazione di avere
una risposta alla domanda “ Ma chi è stato ?”
LA CHIESA
PARROCCHIALE DELLA STAZIONE
Sta nascendo lungo
la statale Flaminia,dopo il passaggio a livello ferroviario, sulla
sinistra, scendendo verso Foligno. Ha preso posto facendosi spazio
tra le altre case,tutte costruzioni di abitazione per lo più
unifamiliari, non di lusso ma ben fatte,di altezza non superiore al
secondo piano,tutte col tetto spiovente ,intonacate con colori
tenui,dal rosa al grigio,espressione di forme che la tradizione ha
trasmesso di generazione in generazione ,tutte in bell'ordine
,allineate a destra ed a sinistra della strada.
Il confine della
stretta vallata è segnato dai due fiumi,il Topino ed il Caldognola
che scendono poco distanti serpeggiando tra i campi declinanti
dolcemente dalle colline che attorno l'abbracciano tra alberi di
specie diverse,in una armonia di linee, di spazi ,di colori,di
rumori,di vita della gente tranquilla che abita le case.Della gente
che è inserita da sempre nel territorio ,nell'ambiente naturale
dove ha le sua radici.
Il nuovo fabbricato
che sta nascendo è un intruso nell'ambiente .Hanno sbagliato
indirizzo.Era destinato alla pianura desolata del Texas,per fare
compagnia ai bisonti.
Si è fatto largo
con prepotenza,rompendo l'equilibrio esistente a forza di ferro e di
cemento armato,mostrando tutta la sua supremazia con l'altezza
rispetto agli altri fabbricati ,con i volumi racchiusi in linee
rette decise, chiuse ad angolo retto senza alcun ripensamento nella
dolcezza di una curva,volumi senza proporzione, minacciosi, sorretti
da pilastri possenti.
Il prospetto
principale , a tre metri dal ciglio stradale, è costituito da un
piccolo avancorpo sulla sinistra con al centro esili fessure sul
cemento rappresentanti una croce.
Unico segno di
tutto il complesso per indicare che quella è una Chiesa.
Leggermente ,in
posizione arretrata, la parete principale dell'area destinata al
culto,completamente aperta sulla pubblica via con due con ampie
vetrate bianche con infissi di alluminio,una delle quali costituisce
l'ingresso principale per i fedeli nella Chiesa
.Avanti allo
scatolone di cemento che contiene il luogo sacro,fanno guardia due
possenti pilastri di cemento armato che dalla terra salgono a
sorreggere una altrettanto possente barriera di ferro e cemento che
,da tettoia , copre e protegge lo spazio sottostante riservato alla
funzione religiosa.
La potenza e la
forza della tettoia scende dall'alto a premere pesantemente sul
suolo per richiamare l'oppressione del cielo sulla fragile terra dove
,chi la abita, curva la schiena,impedito di alzare la testa.
Solo sulla
sinistra,leggermente distaccato dal corpo principale del
fabbricato,in una posizione più interna rispetto alla strada,un
altro muro di cemento armato,più esile e slanciato,ha la forza di
superare di pochi metri , verso l'alto,l'altezza della tettoia per un
esile respiro.
Non è un campanile
per richiamare i fedeli alle funzioni religiose.E' una chiave inglese
stilizzata rivolta in alto a sbullonare il cielo.O meglio,a chi
percorre la statale Flaminia che taglia la sovrastante collina,dove
il complesso offre chiaro spettacolo,appare come trampolino di lancio
di una piscina olimpica.
Già perchè tutto
il complesso è tinteggiato di colore celeste,come quello degli
impianti sportivi acquatici.
Sul fianco destro
dello spazio destinato al culto,in continuazione dello stesso ma in
una posizione leggermente arretrata rispetto alla strada ed in parte
sotto il livello stradale,non coperto e tutelato dalla possente
tettoia,quasi a mimetizzarsi ,scorre il corposo fabbricato riservato
alle esigenze del Parroco.
Non saranno pochi
gli automobilisti di passaggio sulla statale che,fermi in attesa
dell'apertura del passaggio a livello della ferrovia,disattenti ,
scenderanno dalle auto,apriranno la porta di alluminio
del
complesso,metteranno dentro la testa e chiederanno un bitter
Campari.O chi cercherà la pompa della benzina confuso dal fatto che
quasi tutti i distributori di carburante lungo le strade presentano
tettoie e muraglie in cemento simili a quella che hanno davanti agli
occhi.
Considerando le
migliaia di quintali di cemento e ferro impiegati nella costruzione
massiccia e la dimensione enorme dell'intero complesso,ci si aspetta
,all'interno,l'esistenza di uno spazio destinato al culto di
dimensioni enormi.Una basilica.Entrando all'interno si resta
delusi.L'area sacra,dove i fedeli si raccoglieranno per pregare in
comunione con Dio,è limitatissima rispetto alla superficie totale
costruita.
Ha una forma
geometrica irregolare,compresa tra l'ampia vetrata prospiciente la
strada ed il sito
destinato
all'altare,delimitato da un riquadro rientrante nel muro
principale,con sovrastanti sette
vasi circolari
rovesciati con il bordo in alluminio che dovrebbero gettare
sull'assemblea dei fedeli
fasci colorati di
luce al neon,come quelli delle discoteche.
A sinistra
dell'entrata una parete con una rientranza nella quale dovrebbe
prender posto la musica.
Sulla destra la
parete è limitata da tre pilastri al di là dei quali dovrebbero
alloggiare in piccoli spazi,il fonte battesimale e la sagrestia.E' da
lì che inizia il corridoio che scende ad unire il luogo di
preghiera dei fedeli alle stanze riservate al Parroco.
Sopra il
soffitto,sul capo degli oranti, pesanti vasche in cemento,
rovesciate verso il basso,a respingere ogni tentazione di elevazione
spirituale degli uomini.
Non c'è stata cura
nell'accogliere e convogliare la luce naturale dal cielo dentro la
casa di Dio creando quell'atmosfera di silenziosa pace che agevola
l'uomo nella ricerca di se stesso in comunione con gli altri fedeli
e con Dio.Qui la luce entra in libertà dagli spazi vuoti lasciati
dai volumi del cemento e dalle vetrate enormi sulla strada,insieme al
rumore ed al frastuono delle macchine .
C'è stato un
deragliamento dai binari che conducono alla funzionalità
dell'architettura religiosa.
Nasce legittima una
domanda: Si è voluta edificare una Chiesa o la casa del Parroco?
La CHIESA DI
CASEBASSE.
Anche questa è
stata costruita ex novo da pochi anni,dopo il terremoto.
Vista da
lontano,dalla strada Septemdana,sulla sinistra dopo il bivio per
Bagni, è un parallelepipedo piatto che sembra contraddire l'ambiente
naturale,ma una enorme Croce ,che troneggia sulla facciata principale
invita immediatamente al rispetto e richiama la sua destinazione
sacra.
Avvicinandosi ci si
rende conto che la figura geometrica non è piatta. La facciata
principale è concava,si ritrae per accogliere all'interno della
struttura ,in comunione religiosa , la natura e la gente che la
vive. E su uno sfondo di colore bianco antico,attraversato da cretti
che scendono dall'alto in basso come fiammelle d'amore, è una enorme
Croce , tappezzata di materiali colorati,sin sopra la porta
d'ingresso principale, pesante,in legno,di colore scuro.
Ma la vera
scoperta,la vera sorpresa si ha varcando la porta
d'ingresso.Svaniscono tutti i dubbi che l'aspetto esteriore del
complesso può ingenerare.Chi l'ha realizzato ha voluto che la Chiesa
non sia fatta per i turisti ,per i critici dell'arte e per i
visitatori ma per i fedeli.
La pianta è
rettangolare,semplice,con alte pareti laterali in mattoni. Sulla
parete destra tre leggere aperture orizzontali danno spazio alle
prime luci dell'alba che scendono dall'Appennino.
In fondo è
l'altare,leggero , con sopra un magnifico Tabernacolo.
Sopra in alto,due
elementi in rame degradano dall'ingresso sino all'Altare con un
movimento che copre quasi per intero il soffitto,come leggere tende
che scendono dall'alto a proteggere gli oranti.
La luce è diffusa.
Le linee
architettoniche,gli spazi,i materiali utilizzati non creano
scompiglio,non si contrastano e realizzano appieno lo scopo per il
quale il fabbricato è stato realizzato.
E non solo ,perchè
la Chiesa di Casebasse ha anche tenuto conto del principio religioso
che a Dio si giunge solo percorrendo le tracce,i segni,i saperi che
ci sono stati donati e senza i quali la Fede si smarrisce.
Gli spazi e le
pareti non sono vuoti ma sono arricchiti dai simboli del culto
cristiano,da sculture , poste sulle pareti laterali ,che ricordano
la Passione di Gesù; sopra l'altare un importante quadro del 300
rappresentante la Crocefissione; sul lato destro una statua lignea
della Madonna anch'essa del 300.
Una bella Chiesa
che rispetta per intero i canoni della architettura religiosa con
tanti richiami alla memoria della Chiesa di Madre Speranza a
Collevalenza di Todi, realizzata dal grande architetto spagnolo Julio
La Fuente.
Certo,c'è anche la
casa del Parroco,ma è in ombra,timida,nascosta ,umile e povera
ancor più della Chiesa.Sono stati rispettati gli ordini,anche in
questo
Angelo Frillici
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