martedì 18 febbraio 2014



CONTRADDIZIONI.
In nome del popolo italiano”,Berlusconi è degno di essere ricevuto al Quirinale dal Presidente Napolitano per collaborare alla formazione del Governo.
In nome del popolo italiano”,i Giudici di Milano hanno sentenziato che Berlusconi è un delinquente degno di galera.
Contraddizione:Se uno è dichiarato delinquente non dovrebbe essere degno di accedere al Quirinale.
Quale è la volontà popolare,quella che lo legittima uomo politico o quella che lo indica delinquente?
In democrazia,e la Costituzione italiana lo conferma,è riconosciuto al popolo la sovranità esclusiva della nomina del Parlamento che legifera.Il popolo tramite il voto elettorale sceglie e conseguentemente giudica,approva e condanna l'agire degli eletti.Se un politico non riceve la fiducia degli elettori,non entra in Parlamento.
Berlusconi nelle ultime elezioni ha ricevuto il consenso di oltre dieci milioni di elettori che lo hanno legittimato alla presenza in Parlamento.Giustamente,quindi, “in nome del popolo italiano” Berlusconi è stato autorizzato ad incontrare il Presidente Napolitano al Quirinale.
Diversa è la sentenza di condanna emessa dai Giudici di Milano contro Berlusconi.I magistrati non rappresentano la volontà popolare perchè non eletti ma burocrati vincitori di un concorso,incaricati di applicare le leggi fatte dal Parlamento.Non c'è rapporto diretto tra la decisione valutativa e del tutto personale del Giudice ed il popolo italiano. Dichiarare le sentenza emessa da un Giudice “in nome del popolo italiano”è fuorviante.
L'impianto istituzionale dello Stato, a garanzia della democrazia ,evita la contraddizione del caso
Berlusconi,impedendo che una sentenza emessa da un Giudice possa rendere inefficace la sovranità costituzionale del popolo.
L'articolo 68 della Costituzione italiana,sino all'anno 1993,prevedeva l'istituto della immunità parlamentare,consistente in una serie di garanzie che ,quasi tutti gli ordinamenti giuridici del mondo riconoscono agli eletti in Parlamento per sottrarli al giudizio,a volte interessato,della magistratura.
In forza dell'originario articolo 68 della Costituzione,senza preventiva autorizzazione della Camera dei deputati era vietato all'autorità giudiziaria,procedere ad intercettazioni delle conversazioni o comunicazioni e procedere all'azione penale a carico degli eletti in Parlamento, sino a quando il parlamentare non fosse decaduto dalla carica pubblica.
Vigendo ancor oggi tale istituto,Berlusconi non sarebbe stato sottoposto a giudizio penale dai Giudici,a meno che la Camera non lo avesse espressamente autorizzato,e la contraddizione attuale non sarebbe esistita.
E' successo invece che nel 1993,in piena bufera di tangentopoli,il Parlamento terrorizzato si prostrò
alla magistratura deliberando la riforma costituzionale dell'articolo 68 ed eliminando l'autorizzazione preventiva della Camera per l'esercizio della azione penale ed escludendo dall'immunità parlamentare il caso in cui un deputato dovesse essere perseguito in virtù di una sentenza di condanna passata in giudicato.
Le due mozioni parlamentari che avviarono la riforma costituzionale del 1993 erano firmate da Bossi,Maroni e Castelli della Lega e da Fini,Gasparri e La Russa del Movimento Sociale.All'indomani della mancata concessione da parte della Camera dei deputati di procedere nei confronti di Craxi,il camerata Fini scrisse al procuratore di mani pulite Francesco Saverio Borrelli per esprimere sdegno “ ed amarezza che pervadono la nazione di fronte allo scandaloso verdetto che il regime si è autoconfezionato”
Fu quello un bel regalo che gli amici di Berlusconi fecero alla magistratura che ,da allora,in nome del popolo italiano,ebbe il potere di determinare la nascita e la caduta di governi,l'ascesa e la caduta di uomini politici,di interferire nell'attività parlamentare.
Sarebbe un atto di coraggio,per la tutela della sovranità costituzionale del popolo ,se il Parlamento,
tra le prossime modifiche costituzionali che Renzi promette,reintegrasse la immunità parlamentare com'era stata voluta e deliberata dai Padri fondatori della Carta Costituzionale.
Non per un favore a Berlusconi,che non lo merita,ma per la tutela dei membri che, in futuro,il popolo italiano,eleggerà in Parlamento.

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